18 novembre a Lucca
18 Marzo secondo Martirologio Romano

 

Nelle iscrizioni più antiche il nome è Frigianu o Frigdianus. La data di nascita non si conosce, e come sua terra d’origine si indica l’Irlanda, terra di evangelizzatori dell’Occidente, “isola dei santi”. Probabilmente si è fatto monaco in patria. Poi viene a Roma come pellegrino e studente. Più tardi lo troviamo nei dintorni di Lucca, eremita. Ed è lì che vanno a prenderlo clero e cittadini per farne il loro vescovo, intorno al 560. Un fatto non tanto insolito, in verità. La sua vita austera e la sua cultura sono ben note, e anche la sua energia. Doti naturalmente sempre preziose, ma essenziali in questi anni tormentati.
Nel 568 l’invasione longobarda (un esercito e un popolo; soldati, famiglie, anche animali…) mette fine all’unità italiana. (E passeranno 1.350 anni prima di vederla rifatta al completo, fino al bollettino di Armando Diaz nel 1918). L’intero territorio si trova diviso irregolarmente, con una parte più estesa conquistata dai Longobardi, e con le regioni più ricche ancora bizantine. Nelle terre già povere la povertà cresce, aggravata dalle rapine dei nuovi venuti (che distruggono anche il monastero di Montecassino), e dalla bassa produttività dei terreni, anche per il disordine idrogeologico. In territorio lucchese le acque del Serchio (affluente dell’Arno) trasformano spesso i coltivi in acquitrini.
E qui interviene Frediano, che sa anche d’idraulica: d’accordo con i capi cittadini, progetta e fa aprire un canale che porta il Serchio al mare, risanando il territorio. E la voce popolare trasforma la saggia iniziativa in miracolo: con un rastrello, si racconta, il vescovo ha tracciato al Serchio un nuovo corso e il fiume ha obbedito. Frediano lavora anche a mettere ordine nella sua diocesi, a costruire chiese, e s’impegna fortemente – come tanti altri vescovi del tempo – per portare nella Chiesa i Longobardi, in gran parte ariani o anche pagani. Per opera sua nasce una comunità monastica che avrà vita plurisecolare; da essa deriveranno i “canonici di San Frediano”, che Anselmo da Baggio, diventato papa Alessandro II, chiamerà a guidare anche i canonici di San Giovanni in Laterano a Roma.
Gli eventi hanno quasi cancellato le autorità civili tradizionali, ed è spesso Frediano a supplirle, come accade ad altri vescovi dell’epoca. Lui è con la gente, è per la gente, mescolato a contadini e pescatori, in una intimità continua e cordiale. Sempre maestro e sempre fratello. Di qui la sua popolarità immensa, l’aura di prodigio che pare sempre accompagnarlo, i tanti miracoli che gli si attribuiranno, e l’affettuosa durata del suo culto, di secolo in secolo.
Frediano muore, secondo una tradizione, il 18 marzo 588. Ma l’anno non è sicuro. La sua festa si celebra a Lucca il 18 novembre, giorno della traslazione del corpo nella chiesa a lui intitolata. Questo avverrà tra il 1024 e il 1032, al tempo del papa Giovanni XIX. Il Marthyrologium Romanum ha posto la sua commemorazione al 18 marzo.